Giancarlo Iliprandi

Oggi vogliamo parlarvi di un “Big” del design italiano.
Come si diventa uno dei migliori designer italiani?
Nato nel 1925 a Milano, dopo essere diventato maggiorenne ha iniziato gli studi di medicina, successivamente si approcciò al mondo artistico, che diventò la sua passione e la sua vita, specializzandosi nel design.

 

“Qualcuno in Italia sostiene che non si mangia con la cultura, ma non è vero, non si vive di solo pane, il pane ci vuole ma anche le idee!”

 

Con una carriera che si estende per sette decenni, il suo approccio e il suo stile sono cambiati radicalmente adeguandosi al periodo.
Cosa porta un uomo ad avere così tanta passione per qualcosa?
Una convinzione.
Iliprandi è convinto che il design non dev’essere solo qualcosa facile da comprendere e consumare, ma dovrebbe essere un servizio che migliora la vita delle persone.
Agli inizi dei suoi studi in Italia non erano presenti scuole di design, per questo egli imparò tutto da autodidatta, approfondendo (illustrazione, tipografia, disegno di lettere, architettura, fotografia ecc.) potendo così sperimentare e conoscere molte vie.

 

“Quando ho cominciato a studiare per diventare un grafico non c’erano scuole in Italia, ho dovuto imparare il mestiere da solo. Quello che ho capito fin da subito era che la tipografia è lo sfondo su cui tutto il resto poggia.”

 

Le principali aziende con cui lavorò sono state le “grandi” in Italia nel dopoguerra, possiamo citare le più famose come la Rinascente, la Rai, Olivetti, Pirelli, Treccani e Fiat che tutt’oggi hanno una grande importanza nel nostro paese.
Una nuova corrente artistica lo colpì dopo la morte di sua madre, negli anni Ottanta. Iliprandi cominciò a dipingere ad acquerello, poiché la fotografia gli sembrava un metodo troppo aggressivo per un turista, illustrando i suoi viaggi in Nord Africa, Islanda, Asia.
Nei suoi discorsi e scritti, Iliprandi a volte dà voce al timore che i designer siano troppo spesso snobbati come dei noiosi secchioni o spinti sotto i riflettori per esibirsi in qualche “numero di alta giocoleria”. Per lui il design dev’essere molto più che “servizi e spettacolo”, per lui il design dev’essere la base su cui un paese si costruisce, cresce e sviluppa.